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Le nuove bioplastiche di Plastigraf Trevigiana garantiscono lo smaltimento negli impianti di recupero organico al fine vita del prodotto, in quanto sono certificate biodegradabili e compostabili in accordo alla normativa UNI EN 13432.
Cosa si intende per bioplastica?
Un materiale plastico è definito bioplastica se deriva da fonti vegetali oppure è biodegradabile, o dispone di entrambe le proprietà (vedi immagine fondo pagina).
Può una bioplastica derivare da fonti fossili ed essere biodegradabile?
La proprietà della biodegradazione non dipende dalla fonte delle risorse di un materiale, ma è piuttosto legata alla sua struttura chimica. In altre parole, una plastica biobased al 100% potrebbe non essere biodegradabile e, viceversa, esistono plastiche ottenute dal petrolio che si biodegradano facilmente.
Cos’è la biodegradabilità?
È il processo di decomposizione di un composto chimico organico da parte di microorganismi, che può avvenire in condizioni aerobiche (presenza di ossigeno) ottenendo anidride carbonica, acqua e sali minerali e nuova biomassa, oppure in condizioni anaerobiche (senza ossigeno) e in questo caso si ottiene anidride carbonica, metano, sali minerali e nuova biomassa.
Biodegradabile e oxo-degradabile sono sinonimi?
No. Le materie plastiche “oxo-degradabili” o “oxo-biodegradabili” sono fatte di plastica convenzionale e mescolate con additivi al fine di imitare la biodegradazione. Tuttavia, l’effetto principale dell’ossidazione è una semplice frammentazione del materiale o del prodotto in piccole particelle e frammenti che rimangono nell’ambiente. Questi prodotti non si degradano completamente e non sono considerati bioplastiche.
Biodegradabile implica compostabile?
La biodegradabilità è un requisito per garantire la compostabilità. Tuttavia, è fuorviante chiamare in causa la biodegradabilità senza una norma standard di riferimento. Se un materiale o prodotto è pubblicizzato come biodegradabile, dovrebbero essere fornite ulteriori informazioni circa le tempistiche, il livello di biodegradazione e le condizioni al contorno richieste.
Al contrario, se viene specificato che un prodotto è compostabile, la dichiarazione non è ambigua, ovvero il prodotto può essere trattato in impianti di compostaggio industriale, essendo biodegradabile per almeno il 90% in anidride carbonica e acqua.
Quali sono le norme che definiscono le proprietà di biodegrazione e compostaggio?
Secondo la normativa UNI EN 13432 “Requisiti per imballaggi recuperabili mediante compostaggio e biodegradazione”, la biodegradabilità è uno dei quattro requisiti da soddisfare per ottenere la compostabilità, che si verifica con diverse prove:
1) Caratterizzazione chimica del materiale destinato al compostaggio (sostanze pericolose, metalli pesanti, solidi volatili)
2) Biodegradabilità (la conversione deve avvenire per almeno il 90% entro 6 mesi)
3) Disintegrazione (almeno il 90% del materiale deve frammentarsi in particelle più piccole di 2mm entro 3 mesi)
4) Qualità del compost (assenza di effetti ecotossici sulle piante)
La certificazione garantisce che il prodotto possa essere compostato industrialmente e che non solo la plastica, ma anche tutti gli altri componenti del prodotto siano compostabili, ad esempio colori, etichette, colle e – in caso di prodotti di imballaggio – residui del contenuto.
Le bioplastiche hanno proprietà differenti?
Nella maggioranza dei casi, le bioplastiche possiedono proprietà equivalenti alle loro versioni convenzionali fossili; tuttavia, contribuiscono a ridurre l’impronta di carbonio di un prodotto.
Insieme alla crescita della varietà di materiali bioplastici, proprietà come flessibilità, durata, stampabilità, trasparenza, barriera, resistenza al calore, lucentezza e molti altri sono stati notevolmente migliorati.
Le bioplastiche sono adatte per il packaging alimentare?
Alcune bioplastiche sono adatte al contatto con gli alimenti, in un range di temperature che spazia dal congelamento alla cottura in forno tradizionale. Prodotte in accordo alla normativa vigente in materia, aggiungono sicurezza e conformità al packaging alimentare.
Fonte: https://www.european-bioplastics.org
